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Zanobini Patrizio

Page history last edited by Patrizio Zanobini 13 years, 4 months ago

PORTFOLIO

Ad ogni incontro devi esprimere i tuoi pensieri sul film proposto editando questa pagina e scrivendo nello spazio sotto a ciascuna domanda

 


12 ottobre 2010: CARO DIARIO di Nanni Moretti, Italia 1993 (IV episodio: Medici) 30'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

 

Ciò che ho avvertito durante la visione di questo episodio, è stato un profondo senso di angoscia mista a scoraggiamento. Il protagonista viene tormentato da quello che sembra essere un sintomo alquanto banale ma che, nonostante tutti gli sforzi e i numerosi medici visitati, non sembra voler scomparire...

Oltretutto il gelo e una velata arroganza nel comportamento dei vari dermatologi che appaiono nel film si oppongono all'ironia e al sarcasmo con cui Nanni Moretti racconta la sua vicenda, così tanto che addirittura il più rinomato dermatologo di Roma viene bellamente deriso dal pomposo appellativo di "Principe".

Il punto di vista del regista diventa chiaro dopo pochi minuti dall'inizio ed i medici non fanno certo una bella figura.

Detto questo però non mi sento di poter dare completamente ragione al film: non riesco infatti a capire il perchè il protagonista non torni più volte dallo stesso medico... certo il comportamento freddo e distaccato potrebbe essere un motivo, ma credo che il problema principale sia stato la mancanza completa di fiducia nei confronti della categoria.

Non a caso la svolta decisiva avviene durante le sedute di agopuntura in cui viene scoperto un nuovo sintomo inequivocabile.

Dal film quindi traspare l'importanza decisiva di un rapporto di fiducia reciproca tra paziente e medico senza il quale anche una malattia di facile diagnosi può diventare un problema insuperabile per il malato

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

Ho notato che molti hanno risposto a questa domanda augurandosi di non diventare mai medici come quelli apparsi in questo episodio; ebbene io invece mi auguro semplicemente che mai possa capitarmi durante la mia professione un caso del genere. Riconosco di non capirci ancora niente di medicina, ma credo onestamente che un prurito possa essere causato da molteplici fattori, oltretutto mi pare di ricordare che il protagonista accenni mai all'eccessiva sudorazione e al dimagrimento nel corso delle visite. Sinceramente se fossi un dermatologo e un paziente mi arrivasse per la prima volta dicendo di soffrire per un prurito, probabilmente anche io gli avrei somministrato una cura per un'irritazione cutanea e solo in caso il paziente ritorni insoddisfatto della cura, avrei tentato un altra diagnosi. Mi chiedo anche il perchè Nanni Moretti si faccia visitare solo da dermatologi visto che aveva una serie di sintomi ben lontani dal semplice interesse dermatologico. Evidentemente anche lui, pensando che fossero semplici conseguenze, ometteva spesso la loro presenza durante le visite. Credo che se fosse tornato più volte dallo stesso medico avrebbe risolto il suo problema molto prima. Mi sento quindi di affermare che per curare bene un malato bisogna anche riuscire ad accaparrarsi la sua simpatia e soprattutto la sua fiducia. Senza queste premesse sarà molto più difficoltoso riuscire a seguire un paziente che sarà portato ad agire addirittura contro il suo interesse, comportandosi come il protagonista che ha cambiato più volte medico senza mai dare una seconda e quantomai indispensabile chance al dottore di turno.

Alla fine il problema è stato risolto dal medico cinese non tanto perchè più bravo, ma perchè, essendo più simpatico, ha avuto più possibilità di visitare e di incappare in un sintomo utile quale un colpo di tosse...

 

 

 

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19 ottobre 2010: UN MEDICO UN UOMO di Randa Haines, USA 1991, 124'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

 

Sicuramente non è un film leggero e che riesce a tenerti concentrato per tutta la sua durata. Un film tristissimo ma che almeno finisce bene. Un film forse in alcuni casi scontato ma che riesce comunque a sorpendere.

Insomma un medico che sembra voler apparire cinico e distante dai suoi pazienti che, quando tocca a lui essere curato, scopre quanto possa essere umiliante la vita del malato. Alla fine del film si ha un capovolgimento: l'amico deriso all'inizio diventa eroe e il protagonista da freddo e distaccato diventa il migliore amico dei pazienti.

Ma siamo davvero sicuri che effettivamente fosse così disumano come vorrebbero farlo passare? La prima cosa che ho notato è un'abissale differenze tra lui e la dottoressa. Lei fredda glaciale, brusca, scontrosa davvero una persona che sembra considerarti una macchina da aggiustare nel minor tempo possibile... sembra quasi che i pazienti per lei siano un inconveniente e che se si potessero evitare sarebbe quasi meglio.

Al contrario il protagonista instaura un rapporto con i pazienti: ci scherza e li prende in giro. Sebbene le sue battute potessero sembrare di cattivo gusto e potessero anche urtare in parte i sentimenti dei pazienti, erano comunque indice di considerazione nei confronti del malato ben più di quanto non lo sia parlare con una persona anestetizzata.

Per cui si, sicuramente the Doctor cambia in meglio ma non tanto quanto possa sembrare a prima vista e dubito che un'altra persona nella stessa situazione avrebbe subito tale mutamento.

 

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

 

Sicuramente qualche riflessione c'è stata ma era un film davvero molto pesante tanto da far passare la voglia di rifletterci. Che dire... Forse non tutti siamo portati per fare il medico "buono". Io dubito fortemente che il protagonista sia diventato all'improvviso comprensivo nei confronti dei pazienti solo perché a sua volta era diventato paziente. Credo invece che lui fosse già di per se una persona attenta, simpatica e buona, ma anche troppo presa dal lavoro, dal successo e dalla propria posizione dominante di medico per accorgersi di quanti lo circondavano (famiglia compresa).

Insomma un caso credo. Dubito fortemente che il provare semplicemente come ci si sente ad essere malati possa smuovere una persona come la dottoressa del film. 

 

 

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16 novembre 2010: IL GRANDE COCOMERO di Francesca Archibugi, Italia 1993, 96'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

Un film molto bello in cui viene rappresentato un medico completamente dedito anima e corpo al suo lavoro. Instaura un rapporto di completa fiducia con i propri pazienti, un rapporto quasi malato (non a caso la bambina gli dice di essere come un granchio che sopravvive mangiando e inglobando il dolore altrui). Mette in primo piano il proprio lavoro così che la sua vita privata ne risenta pesantemente. Divorziato, perennemente triste, non riesce a trovare una vera ragione di vita. Il film si basa sulla causa provocante crisi epilettiche nella paziente tredicenne Valentina del dottore Arturo. Proprio a causa di Arturo muore un'amica di Valentina che va incontro ad una crisi epilettica "di protesta".

Questo evento permetterà al protagonista di capire la causa più psicologica che non fisica della malattia della bambina. E proprio grazie a questa scoperta che finalmente sembra trovare una pace interiore.

 

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

 

Quello che ho capito è che la virtù sta nel mezzo. Abbiamo visto film in cui i medici consideravano i propri pazienti poco più che pezzi di carne e ora invece uno che li pone come unica ragion d'essere.

Se i primi fallivano nel rapportarsi con i malati il secondo invece si ammala lui stesso con effetti devastanti che lo portano addirittura a causare la morte di una sua paziente.

Dubito seriamente che mettersi sullo stesso piano dei pazienti possa essere un fattore esclusivamente positivo. Nel film si capisce che i suoi piccoli malati tendono ad approfittarne, ad ingannarlo semmai anche senza cattiveria. Arrivavano ad avere estrema fiducia in lui ma più come un amico che non come un dottore.

Credo che un certo distacco sia sempre necessario anche solo per riuscire a valutare oggettivamente le difficoltà che si presenteranno durante l'esercizio della nostra professione.

 

 

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30 novembre 2010: LA FORZA DELLA MENTE di Mike Nichols, USA 2001, 99'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

 

 

 

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

 

 

 

 

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