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post_translation_final_project

Page history last edited by Francesco Vallerini 15 years, 4 months ago

CCK08: il progetto finale


Traduzione prima parte

 

L’odio per l’ambiente scolastico e l’amore per la cultura (per usare le parole di Clay Burrel), il forte desiderio di cambiamento, la necessità, forse, di scoprire le altre maniere per occuparmi della cultura, la difficoltà di dividere i nuovi sentieri con i colleghi del mio ambiente, sono state le cause che mi hanno irresistibilmente portato a prendere in considerazione l’idea di partecipare al corso CCK08.

Allo stesso tempo, la contemporaneità col carico delle attività nel semestre, rappresentava una ragione ugualmente forte, per rinunciare a questa idea.

Comunque, a volte dietro una dicotomia apparentemente ineluttabile uno potrebbe vedere una terza possibilità. In questo caso, invece di scegliere se occuparmi dei miei studenti o giocare io stesso il ruolo di studente, ho deciso di aprire un dialogo fra loro e me, il vero partecipante al corso CCK08 .

Questa esperienza si è rivelata molto positiva, perché ora ho una rete di persone che hanno lo stesso desiderio, dal quale posso imparare oltre che trarre ispirazione. Non so se tale rete è un segno dell’esistenza di un movimento popolare, ma lo spero.

Nell’ultima parte del corso non ero più capace di seguire bene la rete che si era formata, ma questo ne ero già consapevole. Essendo pressato dalla quantità dei collegamenti del CCK08 e dal mio proprio insegnamento, avevo già previsto che sarebbe stato impossibile fare di più.

Così mi sono concentrato su:

1) provare a tenere una finestra aperta sulle attività dei miei studenti;

2) registrare i collegamenti possibilmente utili per il futuro.

Oggi il “Network” sta collaborando ma anche in futuro, tempo permettendo, proverò ad utilizzare  questi collegamenti, oltre ai nuovi.

L’esperienza del CCK08 ha rinforzato e sviluppato l’idea generale di insegnamento ed apprendimento, tanto che provo qui di seguito a riassumere.

I contenuti non sono la caratteristica più importante, ora sono inseriti all’interno della pagina wiki e sono pensati per essere integrati con l’OER disponibile. I contenuti nel wiki possono essere anche scritti dagli studenti.

Il tempo non è programmato. L’insegnante suggerisce delle attività, in una certa successione, ma gli studenti sono liberi di realizzarle quando desiderano. Il tempo non è un problema, ma lo  svolgimento di queste attività è determinate dal tempo libero che ti consente il corso di studi.

Gli incarichi dati dall’insegnante non si possono definire come veri e propri incarichi, perché sono gli studenti stessi che li aspettano e per questo vengono assegnati. E comunque quegli incarichi sono pensati come delle lusinghe per premere sulla nascita di attività di cultura autonome.

Ho, completamente, rinunciato all’idea di completare gli argomenti del corso. Miro, invece, a lasciare ad ogni studente la possibilità di trovare un sentiero personale.

Da quando questa attività si svolge all’interno di un corso di studi dell’ università devo dare dei voti. Comunque, nella mia prospettiva, non amo dare i voti, piuttosto, preferisco lasciare che siano gli allievi stessi a definirlo. Esso sarà determinato dalle attività che svolgono volontariamente o suggerita dall’insegnante. I voti finali dipenderanno, per circa 70%, sul numero di attività svolte e, per circa 30%, sul mio giudizio per la qualità di ogni attività.

 

Traduzione seconda parte

 

Per quanto riguarda la valutazione della qualità, creatività, capacità di ampliare l'argomento, cooperazione coi colleghi, apertura e condivisione sono gli elementi che considero i più rilevanti.

Il corso è fatto usando solo strumenti di web gratuiti come blog per la comunicazione fra i partecipanti così come col professore, pagine wiki per l' uso e la creazione di contenuti, blog di gruppo come forum, Google Docs per lavori cooperativi, o strumenti simili. Noi potremmo dire semplicemente che stiamo usando strumenti Web 2.0 e questo è in gran parte vero. Tuttavia vorrei sottolineare che i punti importanti sono quelli menzionati prima. L'uso di Web 2.0 è importante ma solamente perché facilita molto questo approccio, tuttavia non è il punto cruciale per se.

Evito l'uso di qualunque tipo di ambiente chiuso come i sistemi di apprendimento manageriale, sia in proprietà che in open source.

Essendo consapevole del fatto che gli strumenti di web sono gestiti dalle società, io cerco di trattare cose così che i possibili danni al corso, a causa di fallimenti o ad una sorta di chiusura di un singolo web sevice, sono molto limitati. Gli strumenti Web sono usati solamente se permettono backup completi in formati di file aperti e standard.

Certamente il tema dell'alfabetismo digitale è particolarmente adatto all'esperimento per diversi motivi.

- La questione sta evolvendo veloce, è impossibile bloccarlo in contenuti. È anche difficile aggiornarlo ogni anno (o semestre?) perché è anche molto grande.

- L'espansione dello sfondo iniziale degli studenti è scoraggiante. Nelle stesse classi si possono avere secchioni così come persone che si sentono piuttosto poco familiari con le nuove tecnologie.

- Le persone giovani hanno abilità digitali naturali. Questa asserzione sembra contraddittoria riguardo a prima ma non lo è. L'espressione digital natives non vuol dire persone che già dominano le nuove tecnologie ma persone che imparano molto velocemente ad usarle se sono messe in un contesto culturale adatto. Loro imparano velocemente perché respirano la tecnologia anche quando credono di essere inadatti ad essa.

Comunque, io credo che gli altri soggetti potrebbero essere afferrati con un approccio simile, mutatis mutandis. Quello che è importante dal mio punto di vista è creare situazioni che permettono agli studenti di familiarizzare con l'argomento così che loro possano imparare da soli. Io credo che in qualsiasi campo sia possibile organizzare questo genere di esperienze. La tecnologia può essere molto utile ma il punto chiave è l'intenzione che io ho menzionato prima.

Inoltre sono consapevole del fatto che probabilmente non sia possibile raggiungere l'obiettivo di arrivare ad una scuola che si adatti perfettamente ai bisogni della società per mezzo di un processo di riscuolizzazione. Devo ammettere che credo di più in una sorta di processo di descuolizzazione. Comunque, trovandomi nell'università ed avendo l'opportunità di lavorare con circa 700 studenti per anno, credo che valga la pena tentare di creare contesti di cultura nuovi smontando la realtà dove e quando è possibile. Almeno noi possiamo imparare qualche cosa di utile. Fra i collegamenti che la partecipazione al corso di CCK08 mi aiutò a rivisitare, c'è l'esperienza ispiratrice di Michael Wesch, molto importante nella mia prospettiva.

Perciò, il mio progetto deve continuare lungo queste linee dando ascolto attentamente ai collegamenti CCK08 ed ai nuovi che sorgeranno.

 

Comments (5)

Alessandra said

at 2:26 pm on Dec 5, 2008

Spero di aver fatto un buon lavoro!
Alessandra Amerini

Francesco Vallerini said

at 2:46 pm on Dec 5, 2008

visto che hai finito la prima parte ora comincio con la seconda!! nel week end pubblico tutto!

Francesco Vallerini said

at 11:33 am on Dec 13, 2008

Scusate il ritardo ma mi ero scordato di pubblicarlo... Secondo voi cosa significa hacking the reality??

Andreas Formiconi said

at 1:30 pm on Dec 13, 2008

Significa creare a partire dall'esistente. Studiare, smontare, alterare l'esistente per cercare di rifare qualcosa di meglio.

For instance, we are trying to hack this course ...

Francesco Vallerini said

at 7:31 pm on Dec 13, 2008

Mi piace "smontare la realtà" !!!

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