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Masini Marzio

Page history last edited by Marzio 12 years, 7 months ago

PORTFOLIO

Ad ogni incontro devi esprimere i tuoi pensieri sul film proposto editando questa pagina e scrivendo nello spazio sotto a ciascuna domanda

 


12 ottobre 2010: CARO DIARIO di Nanni Moretti, Italia 1993 (IV episodio: Medici) 30'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

 

La cosa che più mi ha colpito è stato che non solo con innumerevoli consulti la malattia non sia stata curata, ma non sia nemmeno stata fatta una diagnosi degna di questo nome.

Ogni specialista aveva una autonomia di ascolto di 48 secondi, dopo di che partiva a razzo a prescrivere medicine e trattamenti completamente inutili.

La ragione di questa assurdità l'ho trovata nella ubris, tracotanza dimostrata dai medici su 3 livelli:

1)Medico: io sono il medico e tu il paziente, fai parlare me e te stai zitto che non sai nemmeno che cosa ti fa male

2)Specialistico: il settore dove opero è il più importante, la malattia deve avere per forza qualcosa a che fare con la mia disciplina. Diamine se l'ho scelta e studiata per 4/5/6 anni un motivo ci sarà, o no?

3)Personale: io sono il migliore. Non mi interessa cosa ti hanno detto i miei colleghi, sono degli idioti, solo io ho la verità.

 

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

 

 

 

 

Allega tutte le integrazioni che vuoi (articoli di giornale, riferimenti a film, documentari o video, citazioni da libri, poesie, immagini, siti web, ecc.)

 

 

 


19 ottobre 2010: UN MEDICO UN UOMO di Randa Haines, USA 1991, 124'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

 

Non voglio dilungarmi, non mi sembra proprio il luogo, e arriverò subito al punto: sarebbe una ottima idea per ogni aspirante medico passare parte di quello che ha passato il protagonista di questo film, almeno una volta;

essere dall'altra parte della barricata sarebbe un dono meraviglioso per determinati tipi di persone in particolare, ma che non farebbe male a nessuno di noi.

Nel caso descritto in questo film il protagonista è un cinico dottore senza alcuna capacità o interesse nel relazionarsi col paziente, che però si accorge di quanto questo sia deleterio quando è lui a subire lo stesso trattamento. Ok, tutti i film di questo ciclo mi sembrano discretamente proiettati verso questo obiettivo, ma la discesa nel pigiama del malato può essere utile a diversi tipi di correzione: spesso mi sono ritrovato di fronte dottori super sorridenti e calorosi,esageratamente amichevoli, o medici che cercavano di fare i simpatici anche non essendo affatto portati, diciamo.

Una giornata di role-play potrebbe avere un effetto illuminante anche su queste persone, che potrebbero svegliarsi dal proprio letto sterile esclamando "Ehi, fermi tutti: sono un cretino".

 

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

 

 

 

 

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16 novembre 2010: IL GRANDE COCOMERO di Francesca Archibugi, Italia 1993, 96'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

 

Secondo me semplicemente qui si vede il fallimento di 2 scuole di pensiero diametralmente opposte:

La bambina epilettica viene trattata solo con farmaci e senza rapporti umani sia a casa che in ospedale per una malattia che alla fine non ha; la malattia non c'è, ma comportandosi come se ci fosse la si fa venire.

quando le si mostra un po' di "amore", infatti, sembra migliorare, ma l'equilibrio è precario, infatti la bambina si affeziona troppo e il rapporto diventa troppo complicato, e lo psicologo rivela alla fine tutta la sua umanità mandando a f*****o tutti.

La bambina con una malattia gravissima invece viene trattata con canzoncine e abbracci. Qui la componente somatica, fisiologica della malattia viene completamente ignorata, tanto che si rivolta il concetto espresso prima: la malattia c'è, ma se ci si comporta come se non ci fosse essa non scompare, anzi.

Bisogna essere elastici, destreggiandosi tra scienza e poesia, professione e amore, apolloniaco e dionisiaco.

 

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

 

 

 

 

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30 novembre 2010: LA FORZA DELLA MENTE di Mike Nichols, USA 2001, 99'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

 

Sono diversi gli spunti che mi hanno colpito:

-I medici clinici non fanno neanche una mezza comparsa: solo ricercatori dichiaratamente infastiditi dal rapporto umano o materne infermiere;

-La completa disumanizzazione della paziente, trattata come carne viva, fatto che raggiunge un picco di apparenza nell'ultima parte, nella imbarazzante sequenza del tentativo di rianimazione.

-L'impreparazione sconcertata di fronte alla morte da parte di una che la morte la studia da una vita.

-Il pericolo, da me avvertito, che l'educazione all'umanità tolga spontaneità agli atteggiamenti col prossimo, in particolar modo col prossimo più debole e vulnerabile quale è il malato. Voglio dire, se uno come lo specializzando si mettesse a fare il carino sono quasi certo che il paziente si sentirebbe preso per i fondelli. A un certo punto mi viene da dire "se c'è bisogno di insegnartelo, forse questa non è cosa per te"

 

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

 

 

 

 

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19 Aprile 2011: Patch Adams di Tom Shadyac, USA 1998, 115'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

 

Non è che ci sia poi così tanto da dire, un bel film, evviva l'amore che ridere che ridere.

Certrattare i pazienti come esseri umani, non credo ci sia bisogno di dirlo, ma una cosa è prestare ascolto, essere gentili e disponibili, e in linea di massima trattare gli altri come desidereremmo essere trattati, un'altra è diventare amici dei pazienti in modo un po' troppo esteso, che porta diversi inconvenienti: si rischia il "Fattore presa per il culo" già commentato in merito al film "La forza della mente", ancor di più perchè qui il modello da imitare è un pazzoide che rapisce la gente per giostrine elaborate: ok qui è divertente perchè lo fa Robin Williams, ma quanto imbarazzante e triste sarebbe se lofacesse un pincopallino qualsiasi?

Inoltre l'attaccamento che si crea lavora in due direzioni, e come può portare gioia e giovamento quando tutto va bene, può trascinare nella depressione più nera quando le cose vanno male, quindi un discreto distacco è inevitabile e obbligatorio, crudele ma giusto. 

 

Allega tutte le integrazioni che vuoi (articoli di giornale, riferimenti a film, documentari o video, citazioni da libri, poesie, immagini, siti web, ecc.)

Una delle scene più belle del telefilm Scrubs, che illustra perfettamente le conseguenze di quanto detto sopra: 

http://www.youtube.com/watch?v=VbEkKa-W55s&feature=fvst

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