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Francolino Ilaria

Page history last edited by ilaria_fra89 12 years, 12 months ago

PORTFOLIO

Ad ogni incontro devi esprimere i tuoi pensieri sul film proposto editando questa pagina e scrivendo nello spazio sotto a ciascuna domanda

 


12 ottobre 2010: CARO DIARIO di Nanni Moretti, Italia 1993 (IV episodio: Medici) 30'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

Mentre guardavo il film ho provato un forte senso di pietà per il protagonista, la cui esperienza con la malattia e il mondo sanitario è a dir poco drammatica. La questione centrale è che l'uomo si trova a fronteggiare la malattia completamente SOLO! Nessuno lo indirizza verso la strada giusta consigliandogli di farsi visitare da un opportuno specialista, anche perchè non chiede aiuto, e perciò sceglie a caso e a suo giudizio: prima un dermatolo quindi un allergologo un ematologo e un chirurgo! Ciò denota una scarsa fiducia nel medico di famiglia, che dovrebbe avere col paziente un rapporto di forte complicità!

La sua solitudine poi emerge durante le innumerevoli visite a cui si sottopone: l'uomo spiega a medici completamente disinteressati i sintomi della malattia, le ansie e la frustrazione che ne derivano e, dopo ogni visita, torna a casa sempre più avvilito. A un certo punto tenta vie alternative alla medicina, non trovando in essa alcun giovamento: si reca presso un centro di medicina cinese, dove può apprezzare per lo meno la simpatia e la cordialità dei dottori, e chiede consiglio a una non ben definita figura femminile, che consiglia all'uomo di applicare intrugli naturali contro il prurito!

E' emblematico il finale: l'uomo ha imparato 2 cose, che i medici non sanno ascoltare e che bere un bicchiere d'acqua al mattino fa molto bene!

 

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

Dal film emerge un quadro piuttosto negativo della figura del medico, troppo concentrato ad adattare il paziente alla diagnosi piuttosto che la diagnosi al paziente! Alcuni visitano il paziente altri nemmeno lo fanno, non si pronunciano sulla diagnosi e , tutti, sono seduti dietro le loro scrivanie con la penna alla mano pronta per scrivere e prescrivere farmaci! La cosa che mi ha colpito è che tutti i medici hanno ignorato le prescrizioni dei colleghi dai quali si era già fatto visitare il protagonista, e che nessuno ha mai chiesto il parere di altri medici e colleghi. Ciò denota evidentemente un atteggiamento poco umile da parte dei professionisti, che di certo non giova al paziente ai fini della terapia, ma neanche al medico stesso, che non può fare una diagnosi precisa senza ascoltare il paziente che ha di fronte. Dall'episodio risulta evidente che un rapporto di fiducia ed empatia tra medico e paziente è fondamentale, addirittura imprescindibile, perchè l'esito dell'incontro risulti positivo e utile, e per il paziente e per il medico.

 

 

 

Allega tutte le integrazioni che vuoi (articoli di giornale, riferimenti a film, documentari o video, citazioni da libri, poesie, immagini, siti web, ecc.)

 

 

 


19 ottobre 2010: UN MEDICO UN UOMO di Randa Haines, USA 1991, 124'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film

Mentre guardavo il film ho pensato che è davvero sconvolgente come un medico, che pure è perennemente a contatto con la malattia, possa cambiare in maniera così radicale quando scopre che ad avere il cancro è lui stesso!

Il protagonista del film è un chirurgo affermato che insegna ai giovani specializzandi a trattare i pazienti in maniera fredda e  distaccata, la sua logica è sintetizzata nella frase che pronuncia, "meglio una mano ferma che un sorriso". Poi improvvisamente la malattia, il passaggio dall'altro lato, oltre il camice che induce sicurezza, svela l'uomo che si nasconde oltre il medico. Il gioco è fatto, non si può più tornare indietro!

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

Il medico non dovrebbe mai dimenticare di essere soprattutto un uomo e di avere a che fare prima di tutto con uomini, poi con malattie!

Ce lo ripetono in facoltà in tutte le salse, spero di ricordarlo per tutta la vita!

 

 

 

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Riporto una frase di Trudeau, "Curare a volte, alleviare spesso, confortare sempre.".

La frase esplica bene il ruolo che aveva il medico condotto nei paesini della nostra Italia a fine '800, e nel nostro Sud anche oltre. La realtà era dura, le conoscenze mediche erano tutt'altro che sviluppate e il medico aveva principalmente il ruolo di alleviare il dolore in qualche modo e di confortare gli uomini dalle sofferenze quotidiane. La medicina era arte prima che tecnica, forse dovremmo riscoprire questa dimensione!

 


16 novembre 2010: IL GRANDE COCOMERO di Francesca Archibugi, Italia 1993, 96'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

Da quanto emerge dal film il reparto di psichiatria infantile non è certo un ambiente facile, la maggior parte dei medici lo abbandona per ruoli accademicamente ed economicamente più soddisfacenti, per lavorare la metà delle ore e prendere il doppio sulla busta paga. E' un continuo via vai di gente, di pazienti che vanno via e poi tornano perchè le famiglie non sanno o non possono affrontare il loro dramma. Sullo sfondo di un ambiente così duro si staglia la figura eroica del medico Arturo, che a Pippy sembra un idraulico più che un dottore, che si sposta a bordo di un vecchio motorino e vive in solitudine. La sua vita è completamente assorbita dai suoi pazienti, in modo quasi morboso. Lo fa non solo per passione per il suo lavoro, ma soprattutto per senso di colpa e desiderio di espiazione! Così mentre aiuta Pippy a guarire dal suo dramma compie su se stesso un lavoro catartico di liberazione da se stesso e dal passato. Purtroppo Arturo non riesce a mantenere il distacco necessario al medico per compiere il suo mestiere nel migliore dei modi. Il rischio è alto per se stesso e per i suoi pazienti: la piccola Marinella muore e nessuno potrà dire se la sua morte è stata provocata da un errore terapeutico o da un evento inevitabile.

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

Per Arturo il suo mestiere è una vera e propria missione! Dal film emerge il suo entusiasmo, la voglia di fare, di aiutare i suoi pazienti a tutti costi, anche in  condizioni di disagio. L'approccio alla terapia e al paziente è di certo poco convenzionale! Dopo più di metà film appare il fatidico stetoscopio, emblema del distacco tra medico e paziente, e la prima volta che Arturo incontra Pippy non ha nemmeno il camice.

Un modo nuovo insomma di essere medico, forse troppo fuori dagli schemi se si pensa che si ha a che fare con persone fragili.

Giulio Cesare, Alessandro Magno erano affetti da epilessia.

 

 

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L'epilessia era il "Morbo Sacro" per gli antichi Greci, che, a causa della brutalità e della viiolenza in cui si manifestava, la consideravano di natura misteriosa e divina. Si pensava che Ercole avesse portato a termine le sue imprese in preda ad un attacco epilettico.

 

 


30 novembre 2010: LA FORZA DELLA MENTE di Mike Nichols, USA 2001, 99'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

 

Il film lascia un grosso senso d'angoscia addosso. In primis perchè l'argomento trattato spaventa un po' tutti, il cancro è una delle principale causa di morte dei nostri giorni e, tra l'altro, a mio parere, rappresenta la branca più fallimentare della medicina. Guarire di cancro si può, ma è difficile... E il film apre su una questione particolarmente delicata, che è la cura dei malati terminali. Vivian, la protagonista del film, affetta da un cancro alle ovaie, è votata a un sicuro destino di morte. L'interesse del medico allora dovrebbe essere quello di alleviare il dolore, rendere più sopportabili gli ultimi momenti di vita, accompagnare il paziente verso una morte meno dolorosa...E invece no, i medici che si occupano di Vivian, o meglio del suo cancro, sono presi da tutt'altro. Costringono infatti la paziente a sottoporsi a otto cicli di chemioterapia, pur consapevoli che Vivian non guarirà, per fare ricerca e valutare gli effetti del trattamento clinico! L'aspetto più angosciante è che i trattamenti non sono soltanto inutili, ma fanno stare anche peggio Vivian. E in tutto ciò i medici si dimenticano completamente di lei, non una parola di consolazione, non un sorriso, uno sguardo di umana partecipazione al suo dolore viene da questi medici imbalsamati nei camici bianchi sterili come i loro animi . La protagonista è costretta a rifugiarsi nel suo mondo interiore, a richiamare alla mente i versi di Donne per sopportare la perdita di dignità a cui la malattia e l'indifferenza l'hanno sottoposta. Nell'ambiente ospadeliero si staglia però una figura eroica, l'infermiera che assiste Vivian. Lei non cura Vivian, ma si prende cura di lei!

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

Probabilmente risulterà scontato dire che provo ripugnanza e avversione verso l'immagine di medico che il film propone, del resto chi non ne proverebbe?! Gli specializzandi sono preoccupati di fare bella figura col primario e danno sfoggio delle loro conoscenze mediche dimenticando completamente di essere di fronte al paziente, che trattano come fosse "un foglio bianco con delle scritte nere", addirittura uno di loro parla di lei al passato prima che muoia.

A questo punto però, dove averci mostrato come NON fare,  dovreste proporci qualche modello positivo a cui ispirarci!

 

 

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05 aprile 2011: L'OLIO DI LORENZO

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

Il film è stato molto interessante ed emozionante! La forza d'animo dei genitori di Lorenzo e la loro tenacia mi hanno colpito molto. L'aspetto interessante è la razionalità con la quale agisce il padre di Lorenzo, tipica di un ricercatore. La madre ha invece un atteggiamento più romantico. Del resto questa duplicità è ravvisabile in tutto il film. All'anticonformismo dei genitori di Lorenzo si contrappone la paura e il moralismo dell'altra coppia di genitori, la freddezza dei medici!

 La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

Se si tiene conto dell'aspetto romantico del film probabilmente la figura del medico che ha in cura il piccolo Lorenzo non risulta molto simpatica . Guarda con diffidenza alle scoperte stravolgenti del padre di Lorenzo, si rifiuta di prescrivere l'olio ad altri bambini affetti dalla stessa malattia. Riflettendo però, il suo è un atteggiamento molto professionale e ineccepibile da un punto di vista deontologico. Il buon medico deve infatti basarsi su evidenze sperimentali, deve seguire un protocollo che è frutto del metodo scientifico, non può essere preda di facili ottimismi che potrebbero rivelarsi menzogne!

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