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Fortunati Rossi Leonardo

Page history last edited by leonardo fortunati 12 years, 7 months ago

PORTFOLIO

Ad ogni incontro devi esprimere i tuoi pensieri sul film proposto editando questa pagina e scrivendo nello spazio sotto a ciascuna domanda

 


12 ottobre 2010: CARO DIARIO di Nanni Moretti, Italia 1993 (IV episodio: Medici) 30'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

 

Benchè siano ormai passati quasi vent’anni dalla realizzazione di questa pellicola il tema dell’ultimo episodio è, purtroppo,quanto mai attuale.

La vera e propria odissea vissuta dal protagonista è infatti molto simile a quella che tutt’oggi molti pazienti si trovano a dover affrontare in un paese in cui i casi di malasanità sembrano in costante aumento.

A ciò si aggiunga un’altra problematica di grande importanza nell’amministrazione del sistema sanitario:quella dei tempi di attesa per poter effettuare analisi presso strutture pubbliche senza dover ricorrere a ben più costosi istituti privati.

Ampliando la prospettiva si può affermare che questo film proponga un’interessante riflessione sull’applicazione dei diversi sistemi sanitari:quello pubblico,contraddistinto dai bassi costi e di conseguenza sommerso di richieste, con tutti i problemi derivanti da questo fatto, e uno a impostazione privata,che fa dell’efficienza il proprio punto di forza a discapito dell’aspetto economico.

Sarebbe ovviamente auspicabile riuscire ad unire gli aspetti positivi di entrambi,ossia costi ragionevoli e rapidità del servizio, ma andando ad osservare i vari sistemi sanitari dei paesi più sviluppati, si nota immediatamente come questi due fattori appaiano difficilmente conciliabili per le più svariate ragioni;basti pensare alle resistenze incontrate dalla riforma sanitaria proposta recentemente degli Stati Uniti.

Certamente non si tratta di un problema di facile risoluzione,così come non è banale la questione di fondo alla base delle due impostazioni:da una parte si propone un modello di assistenza universalistico, dall’altra si pone l’accento sulla sfera della responsabilità individuale, che certo non può influenzare che una modesta quota delle patologie che possiamo sviluppare nel corso della vita.

 

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

 

 

La figura del medico non esce certo esaltata dalla visione di questa pellicola:vengono infatti presentati una serie di personaggi carichi di connotazioni negative che sanno parlare ma non ascoltare come conclude il protagonista al termine della narrazione.

I medici interpellati, persino il “Principe” dei dermatologi, si rivelano totalmente incapaci non solo di formulare una corretta diagnosi, ma persino di stabilire un rapporto umano anche solo accettabile col paziente,tanto l’unico giudizio positivo è riservato ai medici cinesi che, sebbene propongano una cura di cui persino il paziente riconosce l’inefficacia, sono definiti gentili e simpatici, tanto che l’agopuntura viene proseguita anche se considerata inutile ai fini terapeutici.

A questa tematica principale si affianca quella della “fama” del medico, che porta i pazienti a rivolgersi in massa a figure come quella del già citato “Principe”,presso il quale si riesce a ottenere una visita solo grazie ad una raccomandazione di amici o parenti.

Quest’ultimo aspetto si ricollega a quanto già osservato a riguardo dell’efficienza del sistema sanitario:troppo spesso l’accesso alle cure mediche è condizionato da fattori che nulla hanno a che fare con la reale necessità di assistenza.

 

 

 

Allega tutte le integrazioni che vuoi (articoli di giornale, riferimenti a film, documentari o video, citazioni da libri, poesie, immagini, siti web, ecc.)

 

http://www.airc.it/tumori/linfoma-di-hodgkin.asp descrizione del Linfoma di Hodgkin,patologia diagnosticata al protagonista 

 

 


19 ottobre 2010: UN MEDICO UN UOMO di Randa Haines, USA 1991, 124'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

 

 

Questo film offre un importante spunto di riflessione riguardante il radicale cambio di prospettiva che ci si trova a dover affrontare nel passaggio da una condizione ordinaria a quella di malato.

Nel film si realizza una sovrapposizione tra la figura del medico e quella del paziente che porta a mettere in luce numerosi aspetti che accompagnano l’evolversi della vicenda clinica;il protagonista si vede infatti costretto a passare gradualmente da un approccio cinico e distaccato alla malattia, derivato dalla professione di chirurgo, a quello tipico di chi la vive in prima persona.

Si tratta di una sorta di educazione,di certo non facile né rapida:si passa infatti da un atteggiamento piuttosto arrogante ed altezzoso,basti pensare alle lamentele per la mancata sistemazione in una camera singola durante il ricovero, ad una comprensione più profonda e completa di tutti gli aspetti che gravitano intorno ad una patologia seria come il tumore.

Ad accompagnare questo processo di crescita è un’altra degente,che in un certo senso fa da guida al dottore-paziente nel percorso di accettazione della malattia e delle conseguenze che porta con sé.

In questo quadro si inserisce il parallelo introdotto tra malattia e libertà:si tratta dell’ultimo stadio del processo di crescita personale maturato grazie all’esperienza della malattia.

 

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

 

 

La figura del dottore presentata in questa pellicola subisce un’evoluzione parallela allo sviluppo della malattia del protagonista;a testimoniare questo cambiamento possono essere prese in considerazione alcune scene paradigmatiche.

La prima è quella di apertura,che corrisponde alla prima fase del percorso:i medici in sala ironizzano su un tentato suicidio,affermando che dovrebbero essere organizzati dei corsi affinché chi vuol porre fine alla sua vita riesca nel proprio intento.

Si denota quindi un totale distacco dal paziente e dalla sua sofferenza.

Questa condizione viene mutata dallo sviluppo di un tumore alle corde vocali,che catapulta il cinico chirurgo nella condizione di paziente.

Attraverso una lunga serie di eventi apparentemente poco significativi,per esempio la raccolta di un oggetto caduto ad un’anziana paziente per riconsegnarglielo,si giunge ad un radicale cambiamento dell’atteggiamento del dottore:basti pensare al dialogo con uno specializzando che si era riferito ad  paziente semplicemente con l’espressione “terminale” o l’abbraccio con un suo paziente che si sarebbe sottoposto di lì a poco ad un trapianto di cuore.

 

 

Allega tutte le integrazioni che vuoi (articoli di giornale, riferimenti a film, documentari o video, citazioni da libri, poesie, immagini, siti web, ecc.)

 

 http://www.lilt.it/index.php sito della lega italiana per la lotta contro i tumori

 


16 novembre 2010: IL GRANDE COCOMERO di Francesca Archibugi, Italia 1993, 96'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

 

Il film affronta un tema delicato come quello inerente all’insieme delle patologie che vengono genericamente indicate come “malattia mentale”.

Si tratta senza dubbio di un argomento complesso,che può essere analizzato da due punti di vista:quello del malato e quello del “mondo esterno”.

Tutto il disagio sperimentato,la condizione vissuta dal malato,sono racchiuse nell’affermazione “io non posso”,che diviene il simbolo dell’esclusione e dell’emarginazione che accompagnano questo tipo di malattie e che divengono un vero e proprio sintomo collaterale della patologia stessa,non meno importanti di quelli considerati dalla pratica clinica come “sintomi canonici”.

A questo aspetto è legata la concezione della malattia mentale come qualcosa di sconosciuto e misterioso, che porta con sé la paura espressa dalla madre della protagonista nei confronti delle crisi epilettiche della figlia.

Forse la figura di maggior rilievo per poter comprendere l’atteggiamento della stragrande maggioranza delle persone verso la malattia mentale è rappresentata dal salumiere che,dopo aver saputo che i ragazzi provenivano dall’istituto di neuropsichiatria offre ad Arturo uno sconto per i panini che avevano consumato:gentilezza o commiserazione?

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

 

 

Numerosi sono gli spunti interessanti offerti dal film a riguardo della professione medica;alcuni sono accennati,come il nepotismo,altri più ricorrenti e approfonditi,per esempio il problema,in Italia sempre attuale, delle responsabilità del personale medico ed il continuo stato di emergenza nell’affrontare le richieste di assistenza.

Già nella parte iniziale del film il reparto viene definito un “cronicario”,mentre le lamentele riguardanti gli orari di lavoro ed il numero di pazienti fanno da sottofondo all’intera vicenda.

A tale proposito è interessante notare la distinzione introdotta da Arturo tra quantità e qualità del tempo trascorso con i malati; ”non più ore,ma più motivazione” potrebbe benissimo essere un efficace slogan per tutti i membri del sistema sanitario,con buona pace di chi,come accade nel film, individua addirittura nel Ministro della salute il responsabile dei disagi del reparto.

 

 

 

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jcom.sissa.it/archive/03/02/A030203/jcom0302(2004)A03_it.pdf mostra fotografica sulla chiusura dei manicomi in italia 

 

 


30 novembre 2010: LA FORZA DELLA MENTE di Mike Nichols, USA 2001, 99'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

 

A mio avviso l’aspetto più rilevante messo in luce dal film riguarda quello che può essere definito come il “valore educativo” che l’esperienza della malattia porta con sé.

A tal proposito è interessante notare il parallelo che viene introdotto tra il comportamento tenuto dai medici nei confronti della protagonista e quello tenuto dalla stessa con i suoi studenti prima di entrare nella condizione di malato.

In entrambi i casi si denota una chiara mancanza di contatto umano,di interesse nei confronti della persona,ma soltanto quando questo si avverte la necessità di questo aspetto se ne comprende l’importanza nella vita quotidiana.

Con la malattia cambiano ugualmente i parametri di valutazione delle esperienze e delle necessità che in condizioni di “normalità” si considerano scontate:basti pensare al rimpianto provato da Vivian per non poter più indossare le scarpe.

Non meno importante è infine riflettere sul modo in cui la malattia renda decisamente più tangibili,quasi fisici, i concetti di vita e di morte,che normalmente concepiamo come l’astrazione per eccellenza:si passa dai sonetti di Dunne,che accompagnano l’intero evolversi della vicenda,ad una prospettiva più immediata e personale:non a caso la protagonista,una ricercatrice letteraria,abituata all’uso di figure retoriche,non parla più di vita e di morte in generale ma di mia vita e di mia morte.

 

 

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

 

Il comportamento tenuto dal personale medico,persino quello dell’infermiera nella parte finale del film viene definito “sdolcinato”,viene presentato come un paradigma negativo già a partire dalla scena iniziale,dove i brevi spiragli aperti al contatto umano si chiudono immediatamente per tornare immediatamente ad un tipo di rapporto strettamente professionale.

La riflessione sull’eventuale articolo scientifico che sarà redatto sul caso clinico si conclude con la constatazione che non sarà il paziente l’oggetto della ricerca,bensì il sintomo,che si trova così ad essere completamente spersonalizzato e isolato da qualsiasi contestualizzazione.

Un altro aspetto secondo me interessante è rappresentato dal fatto che qualsiasi dialogo tra medico e paziente venga preceduto dalla compilazione della cartella medica,ad indicare come l’aspetto clinico prevalga decisamente su quello umano.

Persino la terminologia medica diviene un elemento di separazione,al punto che il paziente si vede costretto ad assimilarne i termini nel tentativo di ridurre la distanza che lo separa dalla figura del medico.

 

 

 

Allega tutte le integrazioni che vuoi (articoli di giornale, riferimenti a film, documentari o video, citazioni da libri, poesie, immagini, siti web, ecc.)

 

http://www.italiasalute.it/tumoreovaio.asp informazioni e recenti scoperte sul tumore dell'ovaio 

 

5 Aprile 2011: L'OLIO DI LORENZO di George Miller, USA 1993, 129'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

Nella vicenda viene messo in luce un aspetto a mio avviso fondamentale della professione medica che frequentemente non viene considerato nella pratica quotidiana; spesso il paziente si rivolge al medico alla stessa maniera in cui un architetto si rivolgerebbe ad un ingegnere,ossia cercando dei principi fissi e immutabili, come la matematica, che siano in grado di fornire risposte certe e incontrovertibili.

Ben diversa è invece la realtà dei fatti:la medicina non è una scienza esatta e talvolta ci si trova incapaci di agire di fronte a patologie e casi clinici sui quali non si possiedono sufficienti conoscenze.

Nella vicenda viene presentato il caso emblematico dell’ALD,definita dal medico stesso come una patologia del tutto sconosciuta fino a 10 anni prima.

Se da una parte è innegabile che siano numerosi gli sforzi per colmare queste lacune, è altrettanto interessante mettere in luce un altro fattore collegato alla ricerca medica:l’interesse commerciale legato allo studio di patologie a più elevata incidenza rispetto a quelle che sono comunemente definite “malattie rare”.

Come viene ribadito durante il simposio che va in scena nel film,difficilmente si assiste a massicci investimenti in ricerche che non producano un ritorno economico.

E’ indubbio che in un contesto di limitatezza dei fondi si privilegino sperimentazioni che abbiano effetti positivi su un’ampia fascia di popolazione,con conseguenti benefit economici,ma così facendo non si fa che introdurre un ulteriore elemento di disuguaglianza nella salute.

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

Nella vicenda viene messo in luce un aspetto a mio avviso fondamentale della professione medica che frequentemente non viene considerato nella pratica quotidiana; spesso il paziente si rivolge al medico alla stessa maniera in cui un architetto si rivolgerebbe ad un ingegnere,ossia cercando dei principi fissi e immutabili, come la matematica, che siano in grado di fornire risposte certe e incontrovertibili.

Ben diversa è invece la realtà dei fatti:la medicina non è una scienza esatta e talvolta ci si trova incapaci di agire di fronte a patologie e casi clinici sui quali non si possiedono sufficienti conoscenze.

Nella vicenda viene presentato il caso emblematico dell’ALD,definita dal medico stesso come una patologia del tutto sconosciuta fino a 10 anni prima.

Se da una parte è innegabile che siano numerosi gli sforzi per colmare queste lacune, è altrettanto interessante mettere in luce un altro fattore collegato alla ricerca medica:l’interesse commerciale legato allo studio di patologie a più elevata incidenza rispetto a quelle che sono comunemente definite “malattie rare”.

Come viene ribadito durante il simposio che va in scena nel film,difficilmente si assiste a massicci investimenti in ricerche che non producano un ritorno economico.

E’ indubbio che in un contesto di limitatezza dei fondi si privilegino sperimentazioni che abbiano effetti positivi su un’ampia fascia di popolazione,con conseguenti benefit economici,ma così facendo non si fa che introdurre un ulteriore elemento di disuguaglianza nella salute.

 

Allega tutte le integrazioni che vuoi (articoli di giornale, riferimenti a film, documentari o video, citazioni da libri, poesie, immagini, siti web, ecc.)

http://it.wikipedia.org/wiki/Sindrome_di_Addison-Schilder

 

Informazioni sulla sindrome di Addison-Schidler,

 

 

19 Aprile 2011: PATCH ADAMS di Universal, USA 1998, 115'

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

 

Tra tutte le pellicole proposte questa è probabilmente quella che presenta in maniera più completa e complessa la figura del medico nel suo insieme.

La vicenda sviluppa infatti il processo di formazione del protagonista, che dalla condizione di paziente passa a quella di dottore e,proprio grazie a quest’esperienza pregeressa, è in grado di comprendere realmente i bisogni,le paure e le incertezze del primo interlocutore di qualunque medico:il proprio paziente.

Questo processo ha infatti inizio quando il Patch asseconda l’allucinazione del proprio compagno di stanza all’ospedale psichiatrico,ponendosi così sullo stesso piano di quello che può essere definito il suo primo paziente.

Da questo semplice gesto origina la comprensione del problema che porta ad una soluzione a cui nessuno dei medici era giunto,permettendo così la “guarigione”.

In quest’ottica si inserisce la definizione di salute che viene proposta, definizione che fa riferimento al miglioramento della qualità della vita piuttosto che all’allontanamento della morte.

Questi visioni opposte sono incarnate rispettivamente da Hunter e Mitch,fermo sostenitore di un approccio di tipo strettamente clinico e rigidamente concepito,tanto che durante una discussione tra i due rivolge a Patch una domanda dai molti risvolti : “in fin di vita preferisci avere accanto un amico o un dottore?”.

Probabilmente chiunque rispondendo istintivamente preferirebbe quest’ultimo,ma probabilmente si tratta di una domanda meno scontata di quanto potrebbe apparire a prima vista.

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

 

Questo è l’unico film che presenta il processo di formazione del medico e la concezione della medicina che determina tale percorso.

La passione non forma,frase pronunciata dal decano Walcott,potrebbe essere considerato come lo slogan della facoltà di medicina frequentata da Hunter,che al contrario incarna un tipo di approccio di tipo decisamente più spontaneo ed umano.

Quando durante il colloquio col primario dell’ospedale psichiatrico lo definisce un “negato” ad ascoltare, stabilisce immediatamente una divisione molto netta tra le due linee di comportamento.

Se è innegabile che una corretta preparazione tecnica e pratica sia indispensabile per poter svolgere la professione medica, è ugualmente vero che molte terapie di tipo non convenzionale, se inserite in un contesto clinico rigoroso, sembrano poter apportare dei benefici non ottenibili con la semplice somministrazione farmacologia.

Stabilire un contatto umano non è,sempre per usare le parole del decano, abbassarsi al livello del paziente,ma rappresenta il primo passo per un corretto processo di guarigione.

 


Allega tutte le integrazioni che vuoi (articoli di giornale, riferimenti a film, documentari o video, citazioni da libri, poesie, immagini, siti web, ecc.)

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Hunter_Adams breve biografia di Hunter Adams

 

 

22 Marzo 2011: MEDICI PER LA VITA di Joseph Sargent, USA 2004, 110'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

 

 La pellicola pone l’accento su due temi che attraversano trasversalmente il mondo della medicina e lo interessano ad ogni livello. Da una parte il desiderio di veder riconosciuti ed apprezzati i propri sforzi ed il proprio impegno nell’esercizio della professione: nella vicenda narrata la partecipazione ad un intervento di fondamentale importanza nello sviluppo della medicina assume i connotati di una riscossa nei confronti di una società, quella americana negli anni della Grande Depressione, in cui il colore della pelle prevaricava il valore umano degli individui. All’aspirazione di contribuire in maniera decisiva al miglioramento della salute altrui si aggiunge dunque un’ambizione individuale che non è necessariamente da criticare.

L’altra tematica, che a mio avviso vale la pena di evidenziare, riguarda la distanza abissale che spesso intercorre tra la preparazione accademica, decisamente improntata ad un approccio teorico, e le competenze che vengono richieste nell’effettivo esercizio della professione medica.Vivien Thomas riesce a mettere in luce le proprie qualità di chirurgo grazie ad un passato da falegname,quanto di più lontano si possa immaginare da un percorso di formazione canonico. Certamente nessuno si farebbe curare da un medico che non abbia ricevuto una solida preparazione teorica, ma penso che una maggiore esperienza sul campo potrebbe formare dei futuri dottori molto più abili a far fronte alle richieste della pratica clinica.

 


La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

 

Dopo la visione di questo film non si può che riaffermare la fondamentale importanza della ricerca nel progresso delle tecniche comunemente applicate in ambito medico. Attualmente si considera un trapianto di cuore come un intervento certamente impegnativo tanto per il medico quanto per il paziente, ma non lo si associa certo al concetto di “straordinario”. Pensare alla mole di lavoro ed esperimenti che hanno portato soli 67 anni fa alla prima di queste operazione permette di realizzare quanto importanti siano state le innovazioni introdotte in ogni campo grazie ai ritrovati della ricerca.Non si può negare che molti aspetti di questa pratica possano essere oggetto di dibattito di natura etica e morale, ma prima di impedire sperimentazioni in nome di un qualche principio superiore si dovrebbe considerare che si corre il rischio di sbarrare il passo a scoperte che potrebbero permettere di migliorare lo stato di salute di tutte le future generazioni.

 

 Allega tutte le integrazioni che vuoi (articoli di giornale, riferimenti a film, documentari o video, citazioni da libri, poesie, immagini, siti web, ecc.)

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Vivien_Thomas  breve biografia di Vivien Thomas

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