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De Bartolo Giuseppe

Page history last edited by Giuseppe 12 years, 6 months ago

PORTFOLIO

Ad ogni incontro devi esprimere i tuoi pensieri sul film proposto editando questa pagina e scrivendo nello spazio sotto a ciascuna domanda

 


12 ottobre 2010: CARO DIARIO di Nanni Moretti, Italia 1993 (IV episodio: Medici) 30'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

Che dire, è la messa in scena della mia vita...

Sin da bambino ho sofferto di dermatite, notti intere a grattarmi quando ero ancora in fasce, un prurito indescrivibile che spesso portava a ferite anche profonde. Con la crescita il prurito è andato scemando, e ho iniziato a mangiare anche una serie di alimenti a cui prima risultavo fortemente allergico.

Ho fatto molti viaggi su e giù per la nostra penisola in cerca di qualcuno capace di porre un rimedio, o quanto meno arginare il problema; studi pediatrici, ricoveri, camici bianchi, prescrizioni di una miriade di medicine diverse e pomate costose...mi è scappato un sorriso quando Moretti era immerso nella vasca, crusca e avena hanno accompagnato molti miei bagni!! Tutt'oggi continuo a fare visite e le cose non sono cambiate, i medici mi "salutano" con le stesse diagnosi, dermatite atopica, stress psicosomatico, polvere, allergie alimentari...ma il prurito permane, soprattutto la sera prima di addormentarmi e ci convivo ormai da venti anni...

Sono un po' stanco di sentirmi dire sempre le stesse cose, ho imparato a conviverci...

Come mi sento dopo aver visto questo film? A dir la verità il mio pensiero è rimasto invariato, continuo a portare pazienza come il sig Moretti, e continuo a mettere pomate su pomate sperando in un cambiamento che forse non avverrà mai...

 

 

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

La mia opinione sulla professione medica corrisponde al motivo per cui ho deciso di intraprendere questo percorso universitario. Penso sia la professione più complessa e completa! Il film non ha variato molto la mia idea sui medici che ho incontrato fino ad ora, per la maggior parte dermatologi, molti di loro si credono degli eroi, divinità capaci di risolvere qualsiasi problema, che parlano con termini aulici e incomprensibili alla maggior parte delle persone, sicuri che una pillola e un po' di cortisone siano la terapia adatta ad ogni tipo di problema. Spesso però non è così e, tempo due mesi, si è di nuovo al punto di partenza, senza che sia cambiato nulla. Allora cerchi qualcuno forse più competente come un "principe", ma anche lui è come gli altri e la storia si ripete.

Per fortuna c'è ancora qualcuno che riesce ad accrescere la mia stima verso questo mondo ancora tutto da scoprire.

Molto interessante la figura del medico cinese, grazie al quale è stato diagnosticato il tumore. Un uomo che è andato oltre all'apparenza e ai sintomi evidenti. Un modello a cui aspirare, sperando di non diventare pieni di sé e superficiali, ma capaci di approfondire e guardare il problema in tutte le sue sfaccettature, cercando di risolverlo anche consigliando visite specialistiche lontane dal proprio campo. La cooperazione tra specialisti è una cosa che andrebbe insegnata all'università, un corso in grado di formare il futuro medico anche sotto questo aspetto!

 

 

 

 

 

Allega tutte le integrazioni che vuoi (articoli di giornale, riferimenti a film, documentari o video, citazioni da libri, poesie, immagini, siti web, ecc.)

Da Corriere Fiorentino

[...] L’ Ordine dei medici della provincia di Pistoia procederà alla sospensione di Torello Lotti, 57 anni, il professore universitario finito agli arresti domiciliari per associazione a delinquere, corruzione, falso e truffa ai danni dello Stato, nell’ambito di un’inchiesta di Nas e procura di Firenze che vede coinvolti medici e case farmaceutiche. «Sabato, all’indomani dell’arresto, abbiamo chiesto gli atti alla procura di Firenze e procederemo, come da legge, alla sospensione dall’attività», ha spiegato il dottor Egisto Bagnoli, presidente dell’Ordine dei medici di Pistoia a cui Lotti è iscritto in quanto residente a Montecatini Terme. Bagnoli ha anche detto che l’Ordine dei medici di Pistoia «aprirà un procedimento disciplinare che rimarrà aperto fino alla conclusione della vicenda penale».

 

Ecco uno dei tanti medici che ho avuto il piacere di incontrare...

 


19 ottobre 2010: UN MEDICO UN UOMO di Randa Haines, USA 1991, 124'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

Il film narra di un uomo che ormai ha tutto ciò che una persona potesse desiderare, un ottimo lavoro, bella moglie, bella casa e tanti soldi.

La visione del mondo però viene stravolta quando il medico protagonista scopre di essere affetto da un tumore alla laringe.

Si accorge di come la vita possa giocarti brutti scherzi quando meno te lo aspetti. Il chirurgo di fama mondiale, acclamato e lodato per le sue capacità ha però un difetto: gli sfugge completamente il lato umano; l'uomo, la donna che deve essere operata per lui sono delle macchine a cui vanno giusto sistemati i fili e spediti fuori dall'officina/sala operatoria.

Il tumore, malgrado tutto ha rappresentato una svolta nella sua vita, solo trovandosi dall'altra parte è riuscito a capire come una persona si sente davvero prima di andare sotto i ferri... Persone impaurite, bisognose di sicurezza e di conforto. Scampato ad un destino malevolo si rende conto di aver sbagliato per parte della sua vita e notiamo un ritorno all'uomo, anche solo dal rimprovero allo specializzando che nomina un paziente "il terminale".

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

Ovviamente ti suggerisce il tipo di medico che più dovrebbe avvicinarsi alla perfezione, un uomo, un medico a 360 gradi e anche più.

Sono ancora uno studente e i miei buoni propositi sono ancora saldi dentro di me ma non so cosa mi porterà ad essere il lavoro di medico in sè.

Ci sta che anche io diventi un medico o chirurgo distaccato e concentrato esclusivamente sulla patologia, un uomo che preferisce schermarsi dalla sofferenza personale e intima del paziente per non cedere alla tentazione di vedere tutto nero e arrendersi alla realtà ingiusta, vedere bambini malati, persone che non possono permettersi cure adeguate o che devono combattere con il mondo oltre che contro quella malattia.

Forse si dovrebbe creare proprio una nuova figura professionale che sia specializzata nell'accoglienza e nel supporto al paziente.

 

 

 

 

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16 novembre 2010: IL GRANDE COCOMERO di Francesca Archibugi, Italia 1993, 96'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

Ho trovato questo film molto interessante, sopratutto perché affronta il problema delle malattie mentali. Sono sempre stato incuriosito da questo tipo di patologie, da come in passato venivano interpretate e dai vari metodi con i quali negli anni si è cercato di curarle. In effetti ogni civiltà ha interpretato la follia in base alla sua particolare concezione del mondo e secondo la sua specifica struttura economica, sociale e politica. Di conseguenza altrettanto differenti sono i modelli di intervento e di risposta che in ciascuno di questi contesti sono stati sviluppati. Nel mondo greco e in quello romano, per esempio, la spiegazione della follia era connessa alla religione. Il folle veniva considerato o l’oggetto di una punizione divina o la voce del divino stesso. Oggi, con la chiusura dei manicomi, l'approccio generale alla malattia mentale si è molto modificato e con la diffusione degli psicofarmaci si è imparato a controllare gli eccessi emotivi dei pazienti. Arturo è neuropsichiatra infantile che si dedica anima e corpo al suo lavoro. Egli tenta di sperimentare terapie innovative nella cura dei disagi psicologici dei minori, con strategie e i percorsi terapeutici fuori dagli schemi, basati sull'ascolto e sulla comprensione delle necessità e delle carenze affettive dei piccoli pazienti. Il suo rapporto con Pippi, una bambina affetta da una forma di epilessia che egli crede essere dovuta fondamentalmente ad un rapporto critico con i genitori, è molto particolare. Credo che l'intento della regista sia quello di mettere in risalto lo sforzo di questo medico di curare i disordini psichici dei suoi pazienti cercandone le cause profonde, i traumi che le possono aver causate, senza fermarsi in superficie, affidandosi alle terapie standard. Egli si dedica a Pippi completamente, ma alla fine anche in maniera eccessiva, trascurando gli altri pazienti e diventando talvolta anche morboso, a mio parere. Sembra che il protagonista cerchi nella soluzione del dramma della bambina, una vittoria personale, che gli regali quelle soddisfazioni che la vita privata non riesce più a dargli. 

 

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

La visione di questo film non ha fatto altro che rafforzare in me l'idea che la professione medica sia una delle più dure in assoluto. E questo non solo riguardo alla difficoltà degli studi o del mestiere in sè, bensì da un punto di vista umano, di rapporto con il paziente. Credo sia davvero difficile riuscire ad essere dei medici attenti, scrupolosi, cordiali e gentili nei confronti di chi si ha davanti di volta in volta, rimanendo sempre professionali, evitando di farsi coinvolgere personalmente nel dramma di chi ci chiede aiuto in quel momento. Le malattie mentali poi....penso sia davvero complicato riuscire di volta in volta a comprendere se uno stato di tristezza, di rabbia o di aggressività di una persona, sia da imputare ad un momentaneo periodo di crisi o piuttosto ad uno stato patologico. Non ho ancora molta esperienza in merito, ma per quanto ho potuto notare, facendo servizio come volontario con la misericordia, per esempio, spesso patologie come la depressione, l'ansia, gli attacchi di panico, sono a mio parere sottovalutati, almeno fino a quando non sfociano in gesti drammatici, come il suicidio o un raptus di follia che porta ad uccidere......anche in tv, purtroppo, se ne sentono sempre più spesso di casi simili....

 

 

 

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30 novembre 2010: LA FORZA DELLA MENTE di Mike Nichols, USA 2001, 99'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

La visione di questo film mi ha intristito.

Come si fa ad essere così cinici e distaccati di fronte a questa realtà? 

La storia narra della vita di Vivian, paziente nel reparto oncologico. E' affetta da un tumore incurabile e raro e quindi una possibile fonte di conoscenza sulla malattia! I medici decidono così di chiederle di offrirsi come "soggetto di studio" sottoponendosi a cicli di chemioterapia e possibili terapie per aiutare persone sfortunate come lei. Lei accetta ma rimane molto delusa dell' atteggiamento puramente scientifico dello staff medico. La trattano come "un foglio bianco con poche righe, una provetta di laboratorio!". L'unica nota positiva è l'infermiera, che dal basso delle sue conoscenze in campo medico le sta più accanto di qualunque altro specialista!!

 

 

 

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

Il film mi suggerisce sempre lo stesso messaggio: i pazienti in ospedale hanno sempre più bisogno di umanità! non basta trovare l'origine del male ed estirparla!

Bisogna, per quanto possibile, cercare un' interazione con il paziente... sono persone come noi che hanno paura dell'ignoto, e la malattia per un ingegnere, un muratore, un avvocato, è l'ignoto!!

E' triste vedere che l'unica persona che si interessa al lato personale di Vivian sia l' infermiera, una donna che anche senza avere una laurea importante e una conoscenza specifica è riuscita a rendere gli ultimi giorni della sua vita un po' più accettabili e meno sole.

Lo specializzando è solo interessato alla ricerca e a fare bella figura con il suo superiore per accorgersi della sofferenza interiore della ragazza, solo un caso clinico da analizzare e da sfruttare per la ricerca.

Spero davvero di riuscire a crescere secondo dei principi che mi spingeranno ad instaurare un rapporto non gelido con i miei pazienti, a conoscere gli aspetti più nascosti e riuscire a sfatare terrificanti miti! 

 

 

 

 

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5 Aprile 2011: L'OLIO DI LORENZO di George Miller, USA 1993, 129'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

L'olio di Lorenzo è un film davvero sorprendente, soprattutto perchè è una storia vera! Ci insegna soprattutto che la speranza è sempre l'ultima a morire! L'amore di un padre e di una madre che combattono fino all'ultimo per garantire un futuro al figlio. Due persone comuni che non si intendevano affatto di medicina e che in modi a volte anche poco convenzionali, sono riusciti a trovare una cura alternativa alla terrificante e apparentemente ineluttabile malattia di Lorenzo. Notti intere passate in biblioteca a leggere grossi tomi di biochimica e neuroanatomia,a contattare aziende chimiche e farmaceutiche per ottenere poche quantità di olio. Tutto è nato da poche parole di uno specialista:“tutti i bambini con l’ALD muoiono di solito entro due anni dalla diagnosi”, non ci sono cure, la malattia è nota da appena una decina di anni e si sta ancora cercando di capire cos’è".

Augusto Odone spiega alla moglie: “l’ALD ha molte dimensioni,per riuscire a capirla abbiamo bisogno di avere nozioni di genetica, biochimica,microbiologia, neurologia […] non è giusto che Lorenzo soffra a causa della nostra ignoranza, abbiamo la nostra responsabilità, quindi andiamo in biblioteca, leggiamo, studiamo,istruiamoci”. Augusto e Michela non si sono arresi, non hanno aspettato la fine, hanno combattuto contra una malattia sconosciuta e apparentemente incurabile!

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

In realtà la figura del medico nel film è abbastanza marginale. E' più la famiglia che ha rapporto con malattia e malati che lo specialista.

Sono d' accordo sul fatto che molti medici antepongono la fama della scoperta e la sicurezza lavorativa alla ricerca di una cura adeguata ma dobbiamo scontrarci con la realtà.

Alla famiglia Odone è andata bene, ci sono molte altre storie simili che purtroppo non hanno lo stesso lieto fine. E' ormai risaputo che dei già pochi fondi destinati alla ricerca solo una piccola percentuale va a sostenere gli studi sulle cosiddette malattie rare( termine omologato dall'UE). E sappiamo anche il perchè, le case farmaceutiche puntano sul tipo di medicinale che curi mali comuni, è un discorso di vendita e interessi.

Non so se il mio destino mi condurrà a lavorare nel mondo della ricerca, ma in ogni caso spero di poter dare una mano anche a questi casi particolari, contribuendo anche solo economicamente!

 

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