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Brai Eleonora

Page history last edited by Eleonora Brai 12 years, 11 months ago

PORTFOLIO

Ad ogni incontro devi esprimere i tuoi pensieri sul film proposto editando questa pagina e scrivendo nello spazio sotto a ciascuna domanda

 


12 ottobre 2010: CARO DIARIO di Nanni Moretti, Italia 1993 (IV episodio: Medici) 30'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

Ho trovato questa iniziativa del cineforum molto interessante e,non lo nascondo,inizialmente ero scettica..è proprio vero che quando entriamo nel nostro vortice libri-studio diventiamo refrattari alle novità perchè ci sembrano tutte detrarre tempo prezioso al nostro studio disperato!:-) Il video proiettato è stato indubbiamente esplicativo riguardo all'argomento trattato..Mi è piaciuto molto l'intervento del presidente dell'Ordine dei medici:in lui ho visto una persona che dopo tanti anni di pratica della professione è ancora infervorata dalla passione per il suo lavoro e che ancora ha voglia di trasmetterlo a noi e alla gente..è davvero una cosa bellissima..penso che queste persone siano la salvezza della professione medica e la speranza della medicina futura.Una bella iniziativa e una novità stimolante.

 

 

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

Mi ha fatto un pò soffermare sul percorso che sto facendo..è vero (e forse inevitabile) che noi studenti di medicina tendiamo a privilegiare lo studio all' aspetto,diciamo cosi,psicologico,durante il nostro percorso di studi..per me la medicina è una grande passione e,anche se la parte "tecnica" è di indubbia importanza, cerco sempre di osservare e riflettere anche sui tanti altri aspetti di questa professione..guardando il film ho pensato che fare il medico non è affatto facile,soprattutto dal punto di vista morale..cercare di entrare in un piccolo frammento di vita di ogni paziente,ascoltarlo,capirlo e nello stesso tempo cercare di risolvere il suo problema è una cosa da pochi.E' per questo che molti medici hanno perso di vista questo obiettivo..non ascoltare e decidere da soli è molto più semplice.Quando il medico che ha parlato all'incontro ha detto a un ragazzo:"anche tu sei un medico" sono rimasta colpita..l'umiltà di questa affermazione è sorprendente da parte di una persona cosi "importante",anziana,ormai con esperienza, e alla quale infondo,potrebbe non importare proprio niente..è bello vedere come queste persone non siano diventate dei meccanici burocrati..e mi dà tanta voglia di imparare e vedere tutte la realtà medica che mi circonda. 

 

 

 

 

Allega tutte le integrazioni che vuoi (articoli di giornale, riferimenti a film, documentari o video, citazioni da libri, poesie, immagini, siti web, ecc.)

 

 

 


19 ottobre 2010: UN MEDICO UN UOMO di Randa Haines, USA 1991, 124'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

Indubbiamente il film è ricco di spunti..l'ho trovato un pò una "favola" ,perchè per certi aspetti si distacca molto dalla realtà, ma può comunque indurre a riflettere.L'aspetto umanitario della professione medica è purtroppo realmente trascurato in maniera ancora evidente;chiunque prima o poi vi si scontra più o meno direttamente..personalmente non ho avuto esperienze negative da questo punto di vista,ma ho avuto modo di constatarlo molte volte frequentando anche per poco l' ambiente ospedaliero. Di questo fa parte soprattutto il "sistema",altro punto focale del film,intriso di burocrazia e che spesso obbliga lo stesso personale ospedaliero a dover perdere più tempo per le carte che per i propri pazienti.Potrei parlare all'infinito,per quel poco che so da studente,dei problemi della Sanità e dei tanti episodi spiacevoli che si sentono ogni giorno dai Media..è evidente che il sistema possiede ancora molti punti deboli e questa è una delle cause della carenza di efficienza.L'importante è non rimanerne prigionieri e sforzarsi di continuare a dare più spazio a tutti gli altri aspetti "non-burocratici" della realtà sanitaria.Il punto centrale di queste discussioni continua comunque a rimanere il medico in relazione al paziente con le tante sfaccettature che questa relazione offre.Mi piace vedere questo binomio medico-paziente prima di tutto come una relazione tra due persone,alla pari,come se ciascuno potesse dare qualcosa all'altro,ognuno con i propri strumenti: da questo si può lavorare insieme verso una soluzione.Mi rendo conto che è una visione semplicistica delle cose,ma trovo che il concetto di base sia un buon punto di partenza sul quale sviluppare la nostra futura professione. Mettersi alla pari con il paziente è un aspetto molto importante:permette di togliere quelle barriere tra chi "detiene il potere" e chi è disarmato e una volta superato questo ostacolo è molto più semplice confrontarsi.

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

 

Mi è piaciuto lo spunto di riflessione offerto dalla conversione,chiamiamola così, del medico,la sua maturazione del concetto di "aggiustare e andare via",che ostenta quasi come uno stile di vita e continua a riproporsi anche quando cerca di portare l' amica al concerto che avrebbe voluto vedere.Questa visione cambia solo nel momento in cui egli stesso si rende conto che per un malato non è tanto importante la soluzione stessa del suo problema,ma come questa avviene,come viene vissuta ,cosa comporta ,cosa si prova dopo.. Penso che nella professione medica il paziente possa insegnare molto al medico e spesso aiutarlo a capire qualcosa in più sul suo "lavoro" e anche su sè stesso,proprio come accade al nostro protagonista ,che matura nel suo percorso una nuova umiltà verso gli altri ma soprattutto impara a guardare in un'altra ottica anche la propria persona...questo apprezzo molto della medicina:essere a contatto con i pazienti significa ogni giorno anche coltivare la propria personalità e il proprio modo di vedere il mondo,le proprie idee,mettersi in discussione nel bene e nel male,maturare insomma.Altro aspetto che mi ha interessato è quello del rapporto con la famiglia.Sicuramente fare il medico non è un lavoro che facilmente ti permette di dedicare degli spazi alla vita privata e soprattutto per una donna è molto difficile riuscire a conciliare la carriera con la propria famiglia e soprattutto con un momento importante come quello della gravidanza..spesso molte si trovano a doversi prima "sistemare" lavorativamente e questa è una scelta che condivido,anche se spesso è comunque inevitabile adeguarsi.Sicuramente cercherò di trovare più spazi possibili per la mia famiglia e cercherò di impedire che il mio lavoro mi assorba completamente...secondo me è assolutamente fondamentale un distacco dall'ambiente professionale per svolgere bene il proprio "compito",in tutte le professioni ,ma soprattutto è importante essere sereni personalmente per non rischiare di portare i propri problemi a chi già ne ha di propri e per relazionarsi con le persone...poi siamo tutti esseri umani,con le nostre debolezze.

 

 

 

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"un guaritore non è un buon guaritore se non porta una ferita"

 

 

 


16 novembre 2010: IL GRANDE COCOMERO di Francesca Archibugi, Italia 1993, 96'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

Questo film  mi è piaciuto più  di tutti gli altri finora proiettati.. a differenza del precedente ,questo è il medico che ciascuno di noi vorrebbe,che dedica anima e corpo ai suoi pazienti e alla sua professione..e la sua professione non si distingue neanche più dalla sua vita.Forse questo rappresenta proprio il suo tallone d'Achille.Credo che il medico ideale non esista,ma credo che esista un buon modo di essere medico,in tanti aspetti diversi.Cercare di separare la propria vita dalla professione è una delle cose più difficili per un medico.Farci coinvolgere nella vita delle persone che incontriamo,dalle loro storie a dal loro dolore è inevitabile.. ma può rappresentare un'arma a doppio taglio:da una parte vorremmo dare tutto in ciò che facciamo ma ci troviamo a essere anche più "vulnerabili" e aiutare il prossimo può rischiare di diventare un'ossessione,che non ammette errori,paure,dubbi.Credo che essere un buon medico significhi prima di tutto essere umano:concedersi anche paure e dubbi,per non perdere di vista il vero obiettivo:aiutare il prossimo  non,come abbiamo dibattuto a lungo,curare la malattia , non a ogni costo.Ci sono dei casi in cui  il medico deve rendersi conto se è il momento di mettersi da parte..Personalmente sono favorevole all'eutanasia.Si è parlato a lungo di accanimento terapeutico :tenere in vita una persona tramite un macchinario ,senza darle il diritto di decidere della sua vita e di decidere se e quando smettere di lottare,continuando a sottoporla a estenuanti cure mediche è  ,a mio parere ,una delle più grandi aberrazioni della medicina e della legge italiana.Essere medico significa anche saper accettare di non poter fare più niente.Questo non vuol dire  arrendersi.Anche questo è un modo per aiutare il prossimo ,uno dei più coraggiosi.

 

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica? 

Mi ha fatto riflettere il tema sollevato nella discussione..e se un medico si trova a dipendere dal suo lavoro per essere felice?in tutto il film si percepisce una sorta di affannosa ricerca di un qualcosa, che sembra fermarsi quando si completa la guarigione di un paziente per ricominciare con un altro..il nostro protagonista cerca nella sua professione l'unico scopo della sua vita,non ha una famiglia,amici,dei figli.."ho trovato in te una ragione per alzarmi la mattina" dice a Pippi.."tu sei un granchio nella melma..ti cibi dei dispiaceri degli altri"..lei aveva già capito.Arturo sa interpretare meglio di qualsiasi altro i "segnali" dei suoi bambini..per loro è un amico, non è il medico,tutto ciò che lui percepisce dal contatto con loro va ben aldilà dei semplici sintomi clinici.Questa è la sua più grande conquista.Ma si può essere felici senza dover annullarsi completamente?senza dover essere insaziabilmente affamati dei dispiaceri altrui per sfamare la nostra anima?si può essere ugualmente medici fino in fondo?non so rispondere a questa domanda.Forse possiamo cercare di fare il medico nel miglior modo possibile ,l 'ho scritto nella risposta precedente,ma non so a che punto sta il confine tra buon medico e medico fino in fondo..o se possono essere la stessa cosa.Se quei dispiaceri di cui parla Pippi sono come una droga per l'animo.

 

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 http://www.youtube.com/watch?v=d1aDW_qDfzU&feature=related

 

 http://www.youtube.com/watch?v=zHfVTNVQxGM&feature=related


30 novembre 2010: LA FORZA DELLA MENTE di Mike Nichols, USA 2001, 99'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

Fino ad ora è stato il film che mi è piaciuto meno.L'ho trovato un pò esasperato,come è stato sottolineato anche durante la discussione, forse un pò irreale per certi versi.In alcune scene risulta allo spettatore quasi irritante,soprattutto per il comportamento dei medici nei confronti della paziente.Qui la figura del medico è totalmente opposta a quella presentata nel film precedente:un medico "aggiusta-tutto" ,per niente interessato al contatto umano.Mettere in gioco la propria persona è una delle prove più difficili,nella vita come in questa professione.L'ho trovato un pò esagerato nel presentare il tipo di approccio dei medici ,anche se alcuni punti sono tristemente realistici,come ad esempio il giro visite o la richiesta del codice da attuare sul paziente in caso di arresto cardiaco.Le tematiche che il film affronta sono molteplici e delicate.In particolare si mettono in luce le debolezze del medico come uomo.Quando la donna muore e viene attivato il codice di rianimazione nonostante le volontà che questa aveva espresso,lo specializzando si accanisce su di lei senza ascoltare l'infermiera,come se non volesse perdere contro la morte,contro la malattia.Arrendersi alla malattia significa accettare di aver fallito e rischiare di essere preda del dolore per la perdita del paziente.E' qui che si può decidere come essere medici,se mettersi in gioco o meno .

 

 

 

 

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

Ci sono alcuni punti del film che mi hanno colpita particolarmente:primo fra tutti,l'atteggiamento del medico che segue la paziente.La sua espressione più frequente é <eccellente>,continua a dirlo ogni volta,compiaciuto di sè stesso,addirittura quando le prescrive la dose di morfina mentre sta agonizzando.Lo stesso comportamento si ripete quando diagnostica il tumore alla donna,descrivendolo nei minimi dettagli clinici..cosa che a lei interessa relativamente,tanto da rendersi conto più avanti che "il quinto stadio del tumore non esisteva".Un'altra scena davvero agghiacciante è quella del giro visite:gli specializzandi fanno a gara a chi fa più bella figura col medico,parlano davanti alla paziente toccandola e scoprendola senza un minimo di rispetto.Quello che a loro interessa è il tumore,non la donna.L'approccio di questi medici è inadeguato in maniera disarmante.Tutto ciò che essi possiedono ,il loro "potere",sta soltanto nella conoscenza scientifica..quando questa li abbandona,anche il loro potere svanisce,il medico come uomo non è più in grado di affrontare la malattia.Questo si evince molto bene quando la paziente intrattiene una piccola conversazione con lo specializzando:finchè lei chiede di parlarle degli aspetti clinici del tumore,lui parla quasi a sproposito.Quando invece gli chiede cosa ha provato nel perdere un paziente,lui inizia a deviare il discorso ,farfuglia,e quando lei gli dice che non importa,lui la tratta come se avesse problemi di natura psichica..<le capita spesso di non ricordare le cose?di avere confusione mentale?>le dice.Questa è la parte del medico che non c'è.Quando la medicina fallisce,subentra l'uomo.E' l'uomo che completa il medico.Quando la scienza non è più in grado di salvare una persona,il ruolo del medico entra nella sua parte più difficile:è come se la conoscenza scientifica fosse una sorta di scudo,che,una volta perduto,ci lascia combattere solo tramite la nostra persona e se non siamo in grado di farlo,come i medici del nostro film,allora fuggiamo per non essere sconfitti dal male che ci si presenta davanti.Ma allora l'approccio giusto con un paziente dipende solo dalla sensibilità personale del medico?Ritengo che fare il medico sia prima di tutto una vocazione :è come una sorta di missione.Penso che la cosa più difficile di questa professione sia appunto riuscire a tracciare il confine  medico-uomo:cercare di combattere anche senza lo "scudo",ma solo finchè si è in grado di farlo.. il medico deve imparare a farsi coinvolgere dal paziente fino a un certo punto,per non danneggiare anche sè stesso e soprattutto per non dimenticare il suo ruolo.Questo purtroppo non si impara sui libri e nessuno celo insegna:forse solo l'esperienza può insegnarci qualcosa.

 

 

 

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Morte, non andar fiera se anche t'hanno chiamata
possente e orrenda. Non lo sei.
Coloro che tu pensi rovesciare non muoiono,
povera morte, e non mi puoi uccidere.
Dal riposo e dal sonno, mere immagini
di te, vivo piacere, dunque da te maggiore,
si genera. E più presto se ne vanno con te
i migliori tra noi, pace alle loro ossa,
liberazione dell'anima. Tu, schiava
della sorte, del caso, dei re, dei disperati,
hai casa col veleno, la malattia, la guerra,
e il papavero e il filtro ci fan dormire anch'essi
meglio del tuo fendente. Perché dunque ti gonfi?
Un breve sonno e ci destiamo eterni.
Non vi sarà più morte. E tu, morte, morrai.

 

 

22 marzo 2010: MEDICI PER LA VITA di Joseph Sargent, USA 2004, 110'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

Mi è piaciuto..finalmente un bel lieto fine!!è davvero un bel film,ed è ancora più bello pensando che è basato su una storia vera.Il fatto che  la storia sia ambientata in un periodo storico delicato la rende ancora più interessante e profonda.Al termine di questo film il mio primo pensiero è stato: <è bello pensare che anche oggi ci sia ancora qualcuno come il nostro protagonista:qualcuno che creda in quello che fa fino in fondo,che non abbia paura del giudizio altrui> .La passione grandissima di questo medico per ciò che fa è come una luce che illumina il suo cammino e gli permette di realizzare il suo sogno senza mai perdere di vista l'umilta'.L'umiltà è una qualità molto importante per un medico,molto rara da trovare e molto difficile da mantenere...restare umili significa essere ancora capaci di guardare le cose dal punto di vista del paziente.Credo che l' amore per il proprio lavoro,il desiderio di poter fare qualcosa per l'altra persona ti permettano di fare quello in cui credi nel modo migliore e di aver sempre voglia di migliorare.

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

Mi ha fatto riflettere sulla difficoltà,tutt'oggi molto forte,di avanzare iniziative in campo medico e non solo..purtroppo nel 2011 la ricerca in Italia è ancora considerata da molti un bene marginale.Per questo motivo l' Italia non è un paese che offre soddisfazioni e opportunità a coloro che per molti anni spendono le loro energie in progetti e studi non realizzabili o non apprezzati.Il nostro paese è stato la culla di molte grandi scoperte,progetti,innovazioni e progressi nel campo della ricerca scientifica e oggi i ricercatori si trovano a doversi arrangiare e accontentare delle possibilità che il Governo italiano offre loro.Questo fatto è molto amareggiante anche per noi studenti,che vediamo prospettarcisi davanti questo "futuro",se le cose non cambieranno ..e mette a dura prova la voglia di credere in quello che facciamo.Penso che tutte le persone che mettono passione nella propria professione,il medico o qualsialsi altra,siano comunque un tassello importante di un puzzle che rappresenta la società.A maggior ragione la ricerca rappresenta il punto di partenza,il filo che lega tutto e che ci ha permesso di arrivare dove siamo.Non voglio pensare che L'Italia debba diventare un paese di serie B nel mondo scientifico,perchè penso che abbia grandi possibilità.Spero che tutti coloro che credono nella scienza e nel loro lavoro possano tornare a essere motivati e questo è un problema che deve interessare tutti:ne vale del nostro futuro.

 

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"In cerca" di un nuovo Vivien Thomas... 

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1351817/

 

5 Aprile 2011: L'OLIO DI LORENZO di George Miller, USA 1993, 129'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

Un bel film,forse un pò poco scorrevole.Indubbiamente mette in luce un aspetto molto importante della professione medica:il modo con cui una famiglia affronta un evento drammatico come una malattia incurabile.Purtoppo il film rappresenta un'eccezione al modo con cui verrebbe affrontato il più delle volte un fatto del genere.I genitori di Lorenzo lottano guidati da una forza che forse solo l'amore per un figlio può dare.La maggior parte delle famiglie che fanno parte del comitato ,al quale prendono poi parte anche gli Odone,tendono infatti a minimizzare la malattia dalla quale sono affetti i figli,spostando la loro attenzione su aspetti marginali :i problemi di coppia,le diete da provare...questo è un comportamento comprensibile e non certamente da biasimare,è nella natura umana cercare di "proteggersi" di fronte a un dolore di questa portata.La sofferenza ci lascia disarmati..Penso che il ruolo del medico in tutto questo sia quello di sostenere la famiglia del paziente cercando comunque di prospettare obiettivamente la realtà e le eventuali possibilità ,positive o negative che siano,o i percorsi terapeutici da seguire.Ma questa è la parte che potremmo definire "semplice":la parte difficile sta nell'accompagnarli in questo percorso anche emotivamente,mantenendo quel margine di distanza fondamentale per una visione oggettiva e chiara .Questo è uno degli aspetti più impegnativi e controversi della nostra professione,ma dovrebbe essere anche uno dei più importanti.Non credo ci sia un approccio assolutamente giusto o sbagliato nei confronti della sfera familiare del paziente:il modo con cui il medico lo affronta fa parte della sua persona,di quella parte umana che non deve essere mai dimenticata.


 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

 

Mi ha colpito la frase in cui la signora Odone,mentre ormai il figlio sopravvive attaccato alle macchine, chiede al marito."cosa vedi quando lo guardi?un emblema biochimico o ancora tuo figlio?".La reazione dei due genitori alla malattia è molto diversa:la madre non vorrebbe perdere neanche un secondo da poter spendere col figlio e, forse solo come una madre può fare,i suoi occhi non smettono mai di vedere quel figlio.Il padre invece riesce ad essere più obiettivo,a riconoscere come la moglie stia diventando quasi ossessionata ,e questo gli permette di concentrarsi nello studio e di poterlo aiutare concretamente .Mi sono domandata..cosa vede un medico in un paziente quando questo si riduce a non poter più parlare,vedere,esprimere emozioni?non saprei rispondere.Ho già detto come la penso sull'eutanasia in una risposta precedente ed è difficile giudicare se tenere in vita una persona in questo modo sia un gesto di egoismo da parte delle persone che la amano.Forse lo è..è un modo per tenere ancora con noi quella persona che non vogliamo ci lasci anche se forse desidererebbe farlo.."non ti è mai venuto in mente che forse Lorenzo non abbia più voglia di lottare?"chiede il signor Odone alla moglie.E il medico cosa vede in quel corpo?una persona o un paziente in stato vegetativo?personalmente penso che avere a che fare con questo tipo di pazienti ti faccia sentire estremamente impotente,come medico,in quanto sai di non poter fare più niente,e come uomo,perchè non vorresti assistere a quella sofferenza.L'altro aspetto che si evidenzia nel film riguarda la contrapposizione tra l'interesse della comunità scientifica e le necessità del singolo.Chiunque può capire come sia più ovvio investire nella ricerca su patologie che colpiscono una percentuale maggiore di persone..ma quelle più sfortunate che fanno parte della piccola percentuale colpita da malattie meno conosciute e studiate?Queste persone non possono essere abbandonate.Mi rendo conto che nella realtà le cose siano molto più complesse ,ma la scienza e i medici hanno il dovere di prendersi cura anche di questa piccola percentuale.L'interesse del medico deve essere quello del paziente:la comunità scientifica dovrebbe essere a servizio del paziente e non viceversa.

 

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un pò di informazioni sulla famosa "cura Di Bella"

http://www.prevenzionetumori.it/archivio/archivio_text.php?cat_id=103&pos=30

http://www.ilcassetto.it/notizia.php?tid=101

inoltre vorrei segnalare un libro che ritengo interessante: "la tormentata storia del rapporto medico-paziente" di Edward Shorter

 

 

19 Aprile 2011: PATCH ADAMS di Tom Shadyac, USA 1998, 115'

 

Che ti senti di dire dopo aver visto questo film?

Il più bello che è stato proiettato ,a mio parere.Molto profondo ma allo stesso tempo anche spiritoso e divertente, soprattutto perchè incentrato sulla figura e sul percorso "spirituale"di questo medico ,che passando dalla parte del paziente si rende conto come possa renderlo felice aiutare il prossimo e decide di acquisire gli strumenti per farlo.Questa è una visione bellissima della medicina:uno strumento per poter aiutare.. non è sicuramente la visione presentata nella Facoltà di medicina:quando il decano parla definisce il medico colui che ha "il potere di recar danno",quella figura di cui il paziente ha bisogno ed è costretto a consultare per necessità."Lei vuole che scendiamo allo stesso livello del paziente?"chiede il decano a Hunter discutendo sulle sue modalità di approccio.Purtroppo è verosimile che una visione olistica della medicina si sia fatta strada solo negli ultimi decenni e Hunter Adams ha dato un contributo fondamentale in questo.Ho una grande stima per queste persone che riescono a dare alla propria vita e a quella altrui un significato così grande:una vita che vale la pena di esser vissuta,per un obiettivo,un ideale..come è stato detto molte volte,il medico non ha il compito di salvare i pazienti,ma solo di render migliore possibile la qualità della loro vita .Per questo la figura del medico non deve essere quella di colui che "detiene il potere"ma di colui che utilizza ciò che è in suo potere per l'altro.

 

La visione del film che riflessioni ha indotto sulla tua idea della professione medica?

 

Mi è piaciuto molto il dialogo tra Hunter e Arthur,il grande matematico dell'ospedale psichiatrico."Quante dita vedi?":con questa banale domanda ,individua la capacità più importante e preziosa che un medico,e in primis un uomo,dovrebbe avere: guardare oltre quello che vedono gli altri.

Guardare oltre significa dare importanza a un qualcosa,significa osservarla oltre l'apparenza.Come dice Hunter alla corte dei medici,dobbiamo combattere quella che è la peggior malattia:l'indifferenza.Può essere molto più nociva di qualsiasi male ma soprattutto ,ci rende cechi nei confronti di tutto quello che ci sta intorno.Ci impedisce anche di guardare e quindi di poter guardare oltre,e questo ci rende impotenti di fronte alla malattia e alla vita stessa."Cos 'ha la morte che non va?"questa frase mi è piaciuta molto.<< Ogni volta che trascorro del tempo con una persona che sta morendo trovo in effetti una persona che vive. Morire è il processo che inizia pochi minuti prima della morte, quando il cervello viene privato dell'ossigeno; tutto il resto è vivere>>questa è una frase del vero Patch Adams e qui è racchiusa la sua bellissima visione della vita.La cosa che più mi piace di diventare medico è pensare di poter svegliarmi al mattino con il sorriso pensando a quello che andrò a fare,avere un obiettivo che ti fa sentire vivo davvero, nel bene e nel male.Non è gia questo un potere grandissimo per un medico?

 

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"meglio aggiungere vita ai giorni che giorni alla vita" Rita Levi Montalcini 

http://www.reiki.it/it/medicina-olistica la medicina olistica

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